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Rebecca De Pasquale come Sandra Milo

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Rebecca De Pasquale come Sandra Milo
“MI SPOGLIO PERCHE’ SONO FIERA DEL MIO CORPO”

Rebecca De Pasquale come Sandra Milo

Stefano Di Capua/Firenze/Aprile
Rebecca De Pasquale come Sandra Milo. L’ex gieffina desta scandalo, posando senza veli, proprio come ha fatto la diva del cinema italiano anni ’60 che, qualche mese fa, ha scattato per la copertina della rivista Flewid, con indosso soltanto un sottile lenzuolo di raso bianco. “La mia è una semplice provocazione”, ci dice l’ex monaco benedettino che nel 2010 ha iniziato un percorso di transizione per diventare donna a tutti gli effetti. “Voglio dimostrare che non bisogna aver mai paura del proprio corpo e di quel che si è”. (foto di Nico Clemente)
Rebecca, come mai ha deciso di posare nuda, coperta solo da un sottile lenzuolo bianco?
“Mi sono ispirata alla divina Sandra Milano che alla sua età non ha avuto timore di posare senza veli, mostrandosi ancora in perfetta forma fisica. Con queste foto ho voluto lanciare un messaggio sociale molto importante: nessuno deve avere mai timore di essere ciò che è; nessuno deve mai temere di mostrare il proprio corpo, solo perché non corrisponde fisiologicamente a quello che sente di essere nel proprio animo. Io sono una trans e ho vissuto sulla mia pelle episodi di bullismo e di emarginazione a causa delle mie scelte sessuali e del mio desiderio di essere una vera donna. Non voglio che questo accada ad altre persone. Nessuno deve avere più paura”.
Ora lotta per l’affermazione dei diritti della comunità lgbt+, ma in passato è stata addirittura monaco benedettino. Ci può raccontare?
“I miei genitori mi hanno trasmesso i loro valori cristiani e la loro ferrea fede in nostro Signore. Sono cresciuta a pane e religione, recitando le preghiere nei momenti più importanti della giornata, per ringraziare Dio della sua misericordia e del suo amore. Da bambina, abitavo a Eboli, in provincia di Salerno e di fronte alla mia abitazione c’era la parrocchia Santa Maria del Carmine che ho frequentato quotidianamente fino a che non sono andata via di casa per entrare in monastero”.
Quando ha deciso esattamente di entrare in convento?
“A sedici anni ho sentito la fatidica ‘chiamata’. Dapprima ho aderito all’ordine dei frati Cappuccini. Era il 13 giugno del 1996, festa di Sant’Antonio da Padova a cui sono molto devota. Sono rimasta con i fratelli Cappuccini fino al 1997. Il 3 marzo di quell’anno, poi, sono entrata nell’abbazia di Cava de’ Tirreni, presso i monaci Benedettini. Le mie giornate erano semplici e segnate dal motto ‘Ora et Labora’ (prega e lavora). Recitavo costantemente le mie preghiere: il mattutino, le lodi, i vespri, la compieta, le solennità, partecipando alle messe cantate in latino e in gregoriano. La devozione verso Dio mi accompagna ancora oggi che sono ritornata allo stato laicale”.
Come mai, poi, ha deciso di abbandonare la tunica?
“Ad un certo punto, nella vita, bisogna fare delle scelte ed io, dopo otto intensi e straordinari anni con la tonica, ho fatto le mie. Anche se ho lasciato l’abbazia, la mia fede non si è scalfita minimamente. La mia devozione verso Dio è ancora forte come all’inizio. Serbo tanti bei ricordi nel mio cuore legati alla vita nel monastero dove ho imparato soprattutto ad essere paziente e a non lamentarmi facilmente per ciò che mi manca o di ciò che ho. I valori che già avevo prima di ordinarmi frate e che si sono rafforzati in convento, sono ancora saldi e ben presenti nella mia vita attuale”.
Come vive oggi, lontana dall’abbazia?
“Ancora oggi, la fede in Dio è una componente fondamentale della mia vita. Spesso, mi raccolgo in preghiera, a volte con la Divina Misericordia, altre con il Santo Rosario. Invoco sempre la Divina Provvidenza perché la fede è amore. La invoco, soprattutto, durante i viaggi per chiedere protezione o nelle nuove esperienze di lavoro per avere maggiore sicurezza. Quando prego sto bene dentro, nel profondo del mio spirito e quando sto bene dentro, riesco a dimostrarmi più serena anche con il prossimo. Non ho perso l’abitudine di fare il segno della croce al mattino, prima e dopo i pasti e quando vado a dormire perché in questo modo ringrazio nostro Signore e purifico il mio cuore e la mia mente. Quando, poi, qualcuno mi chiede di pregare per la sua persona io mi rivolgo umilmente a Dio, invocando il suo perdono e chiedendogli di ascoltare la mia preghiera rivolta a nome e per il bene di un altro”.
Che cosa le hanno lasciato tutti quegli anni vissuti con i monaci Benedettini?
“Ho imparato che pregare mi rende felice e che è importante avere fede in Dio, soprattutto nei momenti più bui della vita. Nei periodi difficili, recitando l’Ave Maria o il Gloria al Padre o l’Angelo Custode, riesco a mettermi in contatto con il Signore, chiudo gli occhi e immagino questo buon Dio con le braccia aperte che sta lì ad ascoltarmi, che mi guarda, mi fissa, mi parla e, alla fine, mi dona ciò che chiedo. In abbazia ho imparato che quando si invoca Dio con sincerità di cuore, con vero amore e reale devozione, allora lui ci ascolta. In questi momenti io mi sento serena e felice e cerco sempre di ricambiare e ringraziare il Padre per la sua grazia”.

 

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Giulio Strocchi è un blogger che ha fondato International Blog due anni fa. Ha deciso di fondarlo per unire le sue conoscenze del mondo degli eventi, moda e spettacolo.

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