L’Oasi dei Variconi è una discarica, l’intervento dei soli volontari non basta più: appello alle istituzioni
La spiaggia di Castel Volturno è ricoperta dai rifiuti, abbandonati dalle aziende e trascinati dal fiume. A rischio la salute dei residenti come anche le molte specie di uccelli migratori attese nei prossimi mesi
Sono bastati pochi giorni di pioggia intensa per far scattare l’allarme ambientale sulla spiaggia di Castel Volturno, in provincia di Caserta (Campania). Torrenti e fiumi, rigonfi d’acqua, dopo aver raccolto quintali di detriti si sono riversati sulla spiaggia. Nella maggior parte dei casi, denuncia Vincenzo Ammaliato sulle pagine de Il Mattino, si tratta di scarti industriali di natura plastica. “C’è da sottolineare che lo scenario alla foce del fiume Volturno non è quasi mai particolarmente limpido a causa dei continui scarichi abusivi su tutto il suo corso – commenta Ammaliato -. Da qualche giorno, però, è decisamente impietoso. Appena la pioggia s’interrompe e si apre uno squarcio nel cielo il sole qui illumina senza sconti uno scempio ambientale dalle proporzioni molto estese”.
Problema mai risolto che si presenta ciclicamente
E nella zona, presto, arriveranno migliaia di uccelli migratori, ma anche tantissimi bagnanti e villeggianti. Al momento il paesaggio non è molto diverso da una discarica a cielo aperto, con buste di plastica, confezioni di polistirolo usate solitamente in agricoltura per la semina, bottiglie e fusti che contenevano presumibilmente fitofarmaci. I residenti sostengono sia la norma, un problema che si presenta periodicamente 2 o 3 volte l’anno. “Ma quest’anno – evidenzia un abitante di Destra Volturno – c’è stata una portata eccezionale. Non avevamo mai visto arrivare tanta plastica. In alcuni punti della spiaggia non si vede più la sabbia e per raggiungere la riva bisogna camminare su un tappeto di immondizia”.
Ospiti dell’Oasi dei Variconi a rischio
Lo stesso fenomeno, anche se l’area non è popolata, è presente nella sponda opposta, a sinistra della foce. In questo caso la zona interessata dal problema risulta esser però facente parte dell’Oasi dei Variconi, preziosa riserva della biodiversità domiziana usata dai grossi uccelli migratori durante gli spostamenti da Sud a Nord del mondo. Tutta la zona andrebbe ripulita, così da evitare che aironi, fenicotteri e pellicani si nutrano di pattume, ma i soli a correre in loro soccorso sono spesso i volontari dell’associazione Le Sentinelle. Stavolta il problema risulta esser però di dimensioni tali da poter essere risolto soltanto con un deciso intervento delle istituzioni.
A rischio la salute degli stessi residenti
Il Mattino ha intervistato anche il naturalista Alessio Usai, commissario dell’ente riserva Costa Domizia, nel cui perimetro di competenza ricade anche l’Oasi dei Variconi, ma che lamenta risorse pressoché inesistenti. “Molto del lavoro – spiega Usai – è eseguito dai volontari. Devo molto a queste persone e, in modo particolare all’associazione Le Sentinelle”. L’ambientalista chiede tuttavia un intervento più deciso delle istituzioni: “Devono assumersi delle responsabilità”, anche perché a rischio non sono soltanto gli animali e l’ambiente ma la salute degli stessi residenti. “I rifiuti plastici non prelevati da molto tempo – osserva il commissario dell’ente riserva – si frantumano e una volta finiti in acqua sono ingeriti dai pesci, e quindi finiscono nella catena alimentare”. I cittadini possono naturalmente dare una mano, limitando l’utilizzo di plastica e migliorando il riciclo dei rifiuti, ma ciò non solleva le istituzioni dai propri doveri e dalle proprie responsabilità.