Firenze è la provincia più longeva d’Italia, male Napoli, Siracusa e Caltanissetta
La provincia più longeva d’Italia? È Firenze secondo i dati pubblicati dall’Osservatorio Nazionale della Salute nelle regioni italiane. Subito dietro, sul podio della longevità, ci sono Monza e Treviso. A Firenze e dintorni, secondo le analisi, si vive almeno un anno e qualche mese in più rispetto alla media nazionale. Lo stesso vale per il capoluogo di provincia della Brianza e la provincia del Veneto dove il distacco rispetto all’aspettativa di vita nazionale supera i 12 mesi.
Le città, invece, dove si vive meno in assoluto sono Caserta e Napoli.
Qui la speranza di vita risulta essere di 2 anni inferiore.
Nemmeno Caltanissetta e Siracusa se la passano bene, si vive in media 1,6 e 1,4 anni in meno rispetto al resto della popolazione italiana.
Campania e Sicilia fanalino di coda italiano, mentre al Nord si vive di più e in salute. Un triste resoconto che parla di un’Italia a due velocità, disunita e non uguale. Si vive di più a seconda del luogo in cui si abita e anche del bagaglio culturale su cui si può fare affidamento. Chi ha la laurea ha più possibilità di vivere più a lungo. Più basso il titolo di studio più facile l’insorgenza di malattie che falciano la vita prima del tempo. Chi conosce previene, si cura e non si lascia lusingare dal fai da te. Chi invece ha un grado di istruzione basso tende a non andare dal medico acuendo l’insorgenza di complicazioni.
Un dato drammatico che restituisce una fotografia preoccupante delle differenze che attanagliano la penisola italiana.
In Campania gli uomini vivono in media 78,9 anni e le donne 83,3. A Trento 81,6 gli uomini e le donne raggiungono, in media, 86,3 anni. Nel Nord Est si vive di più, al Sud di meno. Ciò significa che siamo ancora molto lontani dal primo obiettivo che il Sistema Sanitario Nazionale si pone come missione: superare gli squilibri territoriali nelle condizioni socio-sanitarie del Paese. Ancora troppo profonde sono le differenze sociali tra regione e regione, non solo per aspettativa di vita, ma anche per la persistenza di malattie croniche che è difficile debellare.